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Essere Manager

Il mondo moderno è caratterizzato dalle grandi organizzazioni: enti pubblici, grandi aziende, multinazionali, etc.. Tutte necessitano, per funzionare, di un valido e preparato corpo dirigente in grado di gestire e coordinare i vari settori operativi al fine di massimizzare la produttività dell’azienda.

 

Quali sono le virtù necessarie per vivere ed operare a questo livello in tali organizzazioni? quelle che ci consentono di dare il nostro apporto e nello stesso tempo di avere riconoscimento e successo?

 

Ogni tipo di società ha bisogno e riconosce certe virtù e non altre. In una società guerriera sarà apprezzato il coraggio fisico; in una società di corte la raffinatezza; nella gestione dei servizi l’efficienza.

 

Nelle grandi organizzazioni, qualcuno sostiene, occorre precisione, meticolosità, sistematicità, amore per l’ordine, ubbidienza e prudenza. I moderni esperti dell’organizzazione insistono, invece, su qualità come l’iniziativa e la creatività, in quanto il sistema attuale non ha bisogno di burocrati, ma di manager che devono essere essenzialmente imprenditori, anche se di tipo particolare poiché, all’interno della struttura nella quale operano, hanno uno o più superiori a cui rendere conto.

 

In realtà, ci si trova di fronte ad una figura assolutamente nuova, nella quale devono convivere qualità e virtù considerate, in passato, addirittura antitetiche.

 

Il manager deve essere creativo, individuare i problemi e ricercarne le soluzioni. Deve fare continuamente nuove proposte, deve avere slancio, entusiasmo, deve credere fermamente in se stesso ed in ciò che fa, adoperarsi, anzi imporsi, per far accettare il suo progetto ,ma deve anche, e questo è un aspetto fondamentale, essere pronto a rinunciarvi, senza abbattersi ma continuando a proporre e ad operare con creatività, in quanto le strategie aziendali vengono, talvolta, decise da lontano e le scelte sono condizionate da una serie di innumerevoli fattori e da esigenze di vario genere.

 

La principale virtù del manager è quella di essere ambizioso, competitivo, cercare il successo per sé e per l’azienda, riuscendo comunque a stabilire un rapporto di collaborazione e sinergismo con colleghi e dipendenti in un clima di stima e fiducia reciproca.

 

Accanto alle doti di competizione è necessario che si sviluppino qualità nuove come la riflessività, la gentilezza e la capacità di chiedere scusa, di riconciliarsi con se stesso e con gli altri. Un po’ come nello sport: dopo la competizione ci si riconcilia cercando di essere amici, dimenticando la sfida.

 

Anche se l’amicizia che nasce nell’azienda è spesso fragile, qualche volta ipocrita perché costretta a lasciare il posto all’opportunismo, all’ambizione, all’utile economico, è ugualmente preziosa perché rappresenta uno spiraglio di umanità in un rapporto altrimenti arido e vuoto.

 

Altra polarità è rappresentata dal fatto che, se da un lato il manager deve essere razionale, freddo, calcolatore, in grado di stabilire procedure e di imporre metodi rigorosi per gestire il presente e pianificare minuziosamente il futuro, dall’altro dev’essere anche estremamente abile nel cogliere il nuovo, capace di ascoltare e di intuire per captare anche il segnale debole nascosto fra mille altri segnali, in quanto il nuovo non si presenta mai con la gran cassa, è silenzioso, è un granello piccolo, un niente che deve essere da lui recepito ed amplificato.

 

Altra caratteristica è quella contraddistinta dalla capacità di decidere, di dare ordini, di esigere ubbidienza e capacità di negare. Nell’azienda non vi è quasi mai un unica linea gerarchica, un unico “capo” cui rispondere. Bisogna quindi saper proporre le proprie idee in modo convincente, intuendo talvolta il momento più opportuno. I rapporti con i superiori, i collaboratori ed i dipendenti richiedono tatto, pazienza, dedizione e capacità di coinvolgimento.

 

Occorre però un chiarimento: questa polarità va gestita dal manager con professionalità e chiara determinazione per non cadere nell’”aurea mediocritas” ed essere un poco dell’uno ed un poco dell’altro; egli deve, al contrario, dimostrare capacità di proporre e capacità di rinunciare, competitività e riconciliazione, metodo ed intuizione, fermezza e tattoTutto questo è certamente difficile; chi vuol riuscire deve plasmare, disciplinare il proprio carattere, ma deve anche coltivare spazi di sensibilità e disponibilità umana autentiche.

 

Alcuni giovani, reduci dallo studio di economia aziendale, pensano sia sufficiente una buona preparazione ed una grande aggressività. Sbagliano, in quanto la società moderna è estremamente mutevole e complessa, richiede elasticità mentale e apertura al cambiamento; tutti gli atteggiamenti rigidi sono destinati all’insuccesso.

 

La presunzione, l’arroganza e l’autoritarismo fine a se stessi sono catastrofici per tutti.

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