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Un Patto Territoriale per rafforzare l'identità della Val Rendena

Ritengo importante intervenire nel dibattito aperto sulla richiesta di un patto territoriale finalizzato alla valorizzazione delle potenzialità inespresse della Val Rendena, dibattito che si è acceso soprattutto nelle ultime settimane attraverso interventi sulla stampa e lettere indirizzate agli amministratori locali. Un intervento, il mio, che vuole essere di sostegno agli amministratorii della che in quest’ultimo periodo si sono adoperati per sviluppare l’ipotesi di un progetto d’assieme che darebbe corpo alle loro legittime aspettative ed esigenze di sviluppo.

 

Il patto territoriale rappresenta una delle poche opportunità che oggi l’ente pubblico ha di proporre e portare avanti in termini concreti una progettualità integrata, che metta a frutto le sinergie tra pubblico e privato in funzione del potenziamento dello sviluppo e della valorizzazione delle risorse di un’area omogenea per storia, cultura e identità geografica.

 

In questo senso mi pare essenziale sottolineare il dato dell’identità e della compattezza della Val Rendena, che è una realtà ben definita morfologicamente e geograficamente, condivide un medesimo passato ed è dotata di quei presupposti in ordine alle bellezze naturali e alle strutture in grado di comporre un’offerta turistica specifica. La caratteristica dell’unità della Valle non può essere smentita, nonostante essa sia risultata finora debole per la mancanza di una precisa ed espressa volontà politica e di una forte motivazione e nonostante essa non sia mai stata perno di un progetto che raccogliesse risorse ed aspettative di una pluralità di soggetti in funzione di una comune prospettiva di sviluppo.

 

Ora, proprio un patto territoriale rappresenta un’opportunità per dare ulteriore concretezza al concetto e alla realtà di Valle e per rafforzare il conseguente senso di appartenenza che, comunque, in tutti questi anni si è rivelato come un valore mai messo in discussione. Un progetto unitario che coinvolga tutte le comunità della Rendena può consolidare la nostra realtà territoriale, offrire una chance per lavorare assieme e far emergere quella potenzialità turistica che, seppure in modo diversificato, con le tre dimensioni di Madonna di Campiglio, dell’Alta Rendena e della Bassa Rendena, costituisce oggi un fatto riconosciuto e scontato. Un’omogeneità di vocazione che, mi pare, non esiste invece con la Busa di Tione e i paesi ad essa limitrofi, oggettivamente più orientati ad altri settori del terziario e dei servizi e ben poco al turismo in senso stretto.

 

Un impegno di tutte le amministrazioni comunali della Valle su tematiche ritenute di interesse comune si è già sperimentato, del resto, in occasione della discussione relativa al collegamento delle aree sciistiche di Pinzolo e Madonna di Campiglio (esperienza importante, nonostante non abbia modificato lo stato della cosa), quando si ravvisò la forte interdipendenza economica e sociale delle diverse comunità della Rendena e quindi si diede prova di compattezza politica, di consistenza amministrativa e di ampia attenzione e condivisione da parte della popolazione.

 

Vi è, d’altronde, l’auspicio che la dimensione progettuale sia allargata a tutta la Valle, nonostante risulta chiaro a tutti che i benefici economici e i sostegni finanziari dovranno essere convogliati unicamente verso quella parte di Valle, che in primis deve colmare un gap di sviluppo in termini turistici. Va da sé che per effetto delle interdipendenze e delle connessioni attive sul territorio la sua crescita recherebbe indubbi vantaggi e sicure positività all’intera Rendena, così come già avviene con l’affermarsi del prodotto turistico in alta Rendena che agisce quindi come un netto elemento di stimolo e di progresso.

 

L’esigenza dell’unitarietà della Rendena si rende imprescindibile soprattutto oggi, che politicamente si sono voluti affossare i comprensori e in prospettiva si intende dare spazio al costituirsi di altri organismi, come le Comunità Montane o di Valle, che dovrebbero esaltare la presenza di elementi omogenei e comuni e non solo amministrativi ed economici, e quindi il nostro obiettivo deve essere la capacità di lavorare sulla dimensione che più ci interessa, quella micro, di Valle.

 

Proprio per questo va ribadito come le scelte a cui gli amministratori locali sono chiamati devono rimanere libere da condizionamenti politici e non fatte oggetto di personalismi non pertinenti su tali questioni specifiche. Sulla volontà della Bassa Rendena di incamminarsi verso un progetto che ne rafforzi i legami e le reciprocità positive con il resto della Valle non vanno posti veti od ostacoli, ma rivolti incoraggiamenti e indicazioni costruttive.

 

Anche perché, ci si perdoni la provocazione, se si finisse per rompere l’unità della Rendena, si potrebbero prefigurare nuovi scenari politici ed economici, che porterebbero, ad esempio, ad un più stretto e netto rapporto dell’Alta Rendena con la Val di Sole, già oggi forte sulla realtà di Madonna di Campiglio. E, allora, viene da chiedersi: Cui prodest?Oggi noi amministratori siamo chiamati ad una forte responsabilità, quella di dare continuità e forza all’identità della Val Rendena che ci è stata consegnata dalla storia e che, invece, nell’ipotesi di frazionamenti e di eventuali diversi accorpamenti con la Busa di Tione e con la Val di Sole, verrebbe gravemente compromessa. La lungimiranza della politica in questo momento deve riaffermarsi, resistendo a lusinghe e ad attrattive effimere, con la determinazione e la convinzione di volersi e potersi battere per raggiungere precisi obiettivi di sviluppo e di crescita delle comunità.

 

Mauro Mancina   -   novembre 2000

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