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Premio al Dalai Lama

Sua Santità,

 

è per me motivo di orgoglio e di trepidazione poter rappresentare davanti a Lei le comunità di Pinzolo e della Val Rendena e poterLe rivolgere il nostro più cordiale e affettuoso benvenuto!

 

Le siamo sinceramente grati per aver accolto l’invito ad essere personalmente tra noi per ritirare la Targa d’Argento del Premio Internazionale Solidarietà Alpina: è un grande onore che Lei ci fa e un’importante testimonianza dell’attualità e della centralità dei valori che il Premio ogni anno, da 30 anni riafferma e pone all’attenzione di sempre più estese comunità.

 

Per la gente che vive la montagna – le montagne dolomitiche come quelle tibetane - la solidarietà è un valore, un principio che regola da sempre i rapporti tra le persone e che dà alle loro vite spessore e significato. Il Premio, nato per indicare con forza esempi nei quali si sono connotati i valori dell’altruismo, della comprensione, della solidarietà, oggi vive un momento eccezionale, poiché la Targa d’Argento viene consegnata nelle Sue mani , che già hanno ricevuto il premio Nobel per la pace, che hanno subito l’ingiustizia dell’oppressione, ma che non hanno mai smesso di unirsi nella fratellanza ad altre mani.

 

In questi anni Lei è divenuto un uomo del dialogo, della pace, della non-violenza, valori validi universalmente pur nella pluralità delle fedi, delle lingue e delle culture. Un grande uomo, eppure rimasto fedele e “semplice monaco del Tibet”, legato ad un popolo che oggi, nell’intensità di questo incontro, la nostra valle abbraccia in amicizia e con la simpatia di chi condivide l’essere uomo di montagna, con le difficoltà, le amarezze, ma anche l’umiltà, la solidarietà che li contradistingue.

 

Molte le persone che oggi hanno voluto incontrarLa per tributarLe un cordiale saluto: tra loro le autorità civili, militari, religiose, le delegazioni internazionali e i premiati delle edizioni precedenti del Premio e le numerosissime espressioni dell’associazionismo e del volontariato. In tutti noi c’è la consapevolezza dell’eccezionalità di questo evento, che avvicina esperienze e realtà fisicamente distanti, che permette però di individuare tratti comuni e consonanze che, nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità, ci suggeriscono di trovare nuovi stimoli per crescere e per migliorare questo mondo.

 

Il pensiero, infine, va alla condizione in cui è costretto a vivere il popolo tibetano. questo ci chiama ad una nuova solidarietà e, come Lei ha detto, ad una responsabilità universale reciproca tra gli abitanti del pianeta.

 

Grazie, dunque, per aver accettato la nostra amicizia, un’amicizia che tramite Lei desideriamo estendere all’intero popolo tibetano.

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